Diocesi di L'Aquila – Forania di Pettino

Chiesa di S. Pietro apostolo

Don Antonio Gasbarre

Relazione di P. Giacinto Marinangeli, O.F.M.

 

Sarò velocissimo e scusate se interrompo un po’ il processo del nostro incontro culturale di questa sera perché la mia riflessione riguarda un po’ la storia locale di questa chiesa, di San Pietro che oggi diciamo di Coppito ma, originariamente, di Coppito, di Poppleto non fu.

Voglio fare una riflessione e nella riflessione considero già il titolo che do: “Da Pitinum romano a Poppletum medioevale” e al centro di questi due insediamenti antichi, antico (romano) e medioevale, c’è la chiesa di San Pietro che oggi diciamo di Coppito; piccolo-grande monumento come lo ha definito ed io modestamente siccome non me ne intendo soltanto per assonanza ringrazio il Professore Graziani che ce lo definisce così e perché è veramente un piccolo-grande monumento.

Pitinum e Poppletum: Pitinum eccolo, è ricordato nelle tavole viarie antiche romane, è ricordato da Plinio ed è ricordato col suo vescovo Romanus del 499 nei Sinodi di Simmaco I Papa in relazione col vescovo di Amiternum, Valentino, che sottoscrive gli atti sinodali per il suo confratello vescovo, appunto Romanus (499). Pitinum viene distrutto ovviamente dalla invasione longobarda; ce ne da  memoria abbondante Gregorio Magno e, probabilmente, i Pitinati dal piano si ritirarono su in alto ed anche sullo sperone dove sorgerà più tardi il Castrum Popleti o di Poppleto.

Di San Pietro, di questa chiesa, in questo luogo, abbiamo la prima memoria certa, letteraria, non epigrafica, non lapidaria, nel 792 in relazione ad altri due toponimi, ad altri due luoghi “de Pectino” o “in Pectino” e “de Vetuvio” o “in Vetuvio”. Una famiglia, due conuigi Paolo e Tassilla, che sono di Amiternum ma che si sono trasferiti a Rieti, hanno proprietà in Amiternum e le donano al monastero di Farfa, al potente, al principesco, all’imperiale monastero di Farfa. Offrono alcuni appezzamenti di terreno. La “carta offertionis”, molto spesso, significava che donavano al monastero e poi riottenevano dal monastero l’esercizio di quello che avevano donato. Perché 792: da venti anni è scomparso ormai il Regno Longobardo che tanti danni purtroppo fece dove essi furono anche se tanta cultura portarono negli stessi luoghi ed entrarono gli invasori Franchi.

Naturalmente la gente che aveva qualche cosa la metteva sotto la protezione dei monasteri perché erano più tranquilli; facevano questa offerta ma, praticamente, poi tornava a loro. Dunque nel 792 Paolo e Tassilla donano, offrono al monastero di  Farfa “terram sementariciam ad Sanctum Petri et alia petia in Vetuvio et alia petia in Pectino” anzi “ad Pectino”. Sono tre luoghi e credo che non sia da trattenerci troppo lungamente per dire che Vetuvium del 792 è Vetoio, per dire che Pectinum è l’antico Pitinum; è la corruzione medioevale. Troviamo “Peltuinum”, troviamo “Peltinum”, “de Pectino”, “Sancti Pauli de Peltino”.

Dal 792 appare la prima volta questa chiesa, la Chiesa di San Pietro e qui, doveva essere qui, in questo luogo perché, quando nel 1112 il grande ricostruttore di chiese e di disciplina ecclesiastica Bonusincasa de Reate che ormai è vescovo anche della vecchia diocesi di Amiternum che tuttavia si riserva il “Praesbiter Sancti Victorini de Amiterno” e “l’Arcipraesbiter de Poppleto” e “L’Arcipraesbiter de Sanco Paolo de Lavaredo”. Si rivendicano diritti vasco-episcopali che ci farebbero pensare che Amiternum, che l’arciprete lo rivendica perché continua la diocesi di Amiternum. Quindi Poppleto continua la giurisdizione vecchia di Pitinum, di questo lato di Pitinum.

Lavaredo, la Barete, San Paolo, gli ultimi scavi che hanno fatto, dà la testimonianza di una chiesa paleocristiana; strutture che risalgono al VI, V secolo dopo Cristo. Allora ci deve far riflettere, come ci deve far riflettere per questo San Pietro, lo scavo che è stato appena iniziato, e io mi auguro che si posssa continuare e completare e ci viene fatto, forse anche qui, qualcosa di paleocristiano e comunque quel San Pietro del 792 esiste prima che esistesse il Castrum Poppleti. Dunque dobbiamo dire che quel San Pietro ebbe in (il) servizio di gente che viveva qui intorno. E chi potevano essere coloro che vivevano qui intorno? Era la gente del piano che si era ritirata su all’alto e praticamente i cosiddetti abitanti dell’antico “vico” romano di Pettino che poi 150 anni dopo il 792 una vicenda tragica porta qui i figli o il figlio, la moglie e il nipote di un abate, un grande abate ma un abate criminale, che ha il coraggio di uccidere il suo predecessore Ratperto, l’abate Campone (936-960) della badia, del monastero di Farfa che, pur essendo stato tanto, troppo coccolato

dall’abate Ratperto, dal santo abate Ratperto, alla fine lo avvelenò e s’impossessò dell’Abazia di Farfa. Non era chierico, era laico, queste cose accadevano allora, a quei tempi, in quei secoli e distribuì alla moglie Liuzza, al figlio Ilderico e ai nipoti, ai figli del figlio, a Giovanni, Simmaro, ad altri tre, altri due, non ricordo.. li confondo.. gli distribuisce proprietà in Coppito.

969(?): la prima volta che esce fuori, che abbiamo documentazione del castrum de Poplito, 969. Naturalmente l’incastellamento lo vediamo, la struttura del castello è su, è aquilano,  la chiesa di San Pietro è giù, è in basso e la chiesa di San Pietro ha la sua facciata normalmente era così ad oriente e la chiesa di San Pietro è questa chiesa. Fu la chiesa dei Pitinati, fu la chiesa dei Poppletani del medioevo e, in un certo senso, questa chiesa è la cerniera storica e cultuale di Pitinum, oggi Pettino, e di Poppletum, oggi Coppito.

Il merito a coloro che hanno ridonato a noi la fruizione di quella che doveva essere questa basilica, si, giustamente, un piccolo-grande monumento, come no! La fruizione e il nostro grazie va ad essi nella prospettiva che le autorità competenti … amano le cose belle possano introiettare e completare lo scavo archeologico che è stato iniziato e molto verosimilmente qui c’era un tempio pagano sul quale sorse poi la chiesa cristiana; quella operazione di cristianizzazione secondo le linee sagge, sapienti di Gregorio Magno. Non distruggere ma sacralizzare, cristianizzare. Lo diceva ai suoi missionari in Irlanda, in Autria, in Inghilterra; lo diceva in Italia ed ancora il monito “ut … (inizia ma non finisce la citazione latina) ..il consiglio saggio e umile che si può ripetere anche oggi: “Non distruggere i monumenti antichi ma, quando è necessario, valorizzarli per le loro funzioni e per le loro finalità”.

Parrocchia S. Pietro Apostolo Via del Duomo 67100 L'Aquila; Parroco: Don Giuseppino; cell.: 3402656214.